Carissimi,

la Quaresima è, per la comunità cristiana, il tempo liturgico in cui compiereun percorso di riscoperta del significato dell’essere cristiani e il senso globale della “storia della salvezza”.
In questo percorso, la Chiesa accompagna i credenti ad accogliere la “rivelazione” di quanto Dio, attraverso la vita di Gesù, opera per noi e, al tempo stesso, a compiere un cammino di conversione personale.

È un invito a lasciarsi “cambiare il cuore”: il cuore, nel linguaggio delle Scritture, non è tanto la sede dei sentimenti, ma piuttosto delle “decisioni” e del coraggio della sequela. La conversione richiesta è un riorientamento dell’esistenza, una decisione per Dio e non per il mondo, una trasmutazione dei valori che guidano l’esistenza dei singoli e delle comunità che hanno scelto Gesù Cristo. Il cammino quaresimale di conversione non riguarda l’esteriorità, ma l’interiorità di ognuno; è un cammino che ha come meta la Pasqua, ossia la promessa di futuro eterno che Dio continua a fare in Gesù Cristo; il «lasciatevi riconciliare con Dio!»rimanda a una risurrezione che incomincia già ora e che tende alla sua pienezza nell’incontro finale con il Padre, attraverso Cristo, nello Spirito Santo che ci è donato.

È nel tempo presente che è fondamentale porre in essere scelte di vita che non rispondono a logiche di dominioe di ingiustizia, ma che sono segnate dal coraggio di una identità cristiana testimoniata con chiarezza. Il nostro Arcivescovo nel messaggio per la Quaresima, “dare corpo alla carità per essere cittadini degni del Vangelo di Cristo” (Fil 1,27), ci sollecita a comportarci secondo il Vangelo, gioiosi di essere di Cristo, “degni cittadini del Vangelo e cittadini degni delVangelo,fraterni compagni degli uomini e delle donne del nostro tempo”. Se importante è l’Eucarestia domenicale, se importante è il tempo e lo spazio da riservare all’ascolto orante della Parola di Dio, contenuta nelle Scritture, per il nostro Vescovo è determinante «dare volto alla nostra conversione con segni “corporei” diamore e di liberazione verso chi è nel bisogno, riconoscendo negli “scarti umani” –prodotti da altri uomini idolatri dell’avere e del potere e dalle strutture perverse di peccato –l’immagine di Dio e il “sacramento” del Cristo che ci ridice in maniera diretta e concreta: Ero povero, malato, affamato, carcerato, nudo, forestiero, … e tu mi hai curato e accolto(cfr. Mt 25, 31 –48).

La carità è questione di sguardo del cuore. Come affermava don Primo Mazzolari: Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi hamolta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno.[…] Chi conosce il povero, conosce il fratello: chi vede il fratello vede Cristo, chi vede Cristo vede la vita e la sua vera poesia, perché la carità è la poesia del cielo portatasulla terra. Cristo che si fa “vedere”nel povero, che fa splendere quello che gli uomini non vogliono vedere, è anche il più grande dei poeti (La via crucis del povero). La Quaresima, dunque, ci reimmerge nell’essenza della nostra scelta di credere, ci rimette ogni giorno di fronte all’agire di Dio nella nostra vita, ci richiama al fatto che ciò che siamo e ciò che saremo è “grazia”. Non però “grazia a buon mercato”, che ci esonera dalla nostra collaborazione, dalla consapevole risposta, che comporta sempre assunzione di responsabilità.

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